LA GIUNTA DECANTA I CENTRI CIVICI, POI LI CHIUDE E AUMENTA I COSTI

Proteste annunciate e lettere al Comune – le ultime decisioni prese da Palazzo Cernezzi rispetto ai centri civici non sono state ben accolte dal mondo dell’associazionismo. In molti si sono lamentati per denunciare quella che appare per l’ennesima volta una compressione dei già pochi spazi rimasti per la socialità.

La questione più evidente è quella della chiusura di quattro di questi spazi, tutti collocati in periferia: lo scorso 10 maggio l’amministrazione ha infatti annunciato di volere chiudere i centri civici di Camnago Volta, Civiglio, Monte Olimpino e Tavernola. Su impulso della associazioni coinvolte, in seguito, Il Comune ha deciso di tornare sui suoi passi e riaprire il centro di Camnago con una garanzia di utilizzo di almeno trenta ore settimanali.

Ma non è tutto. Anche il nuovo bando per l’utilizzo dei centri, pubblicato a fine marzo, è stata una doccia fredda per le associazioni comasche, che hanno visto un aumento dei costi per l’utilizzo di piú del 300% rispetto agli anni precedenti.

Le decisioni, arrivate a sorpresa, hanno stupito anche noi di FuoriFuoco. Nell’intervista che Francesca Quagliarini ci ha rilasciato qualche tempo fa, infatti, l’assessora alle politiche giovanili sottolineava con forza il ruolo dei centri civici. Importanti, secondo lei, nel risolvere il problema riconosciuto della mancanza di spazi di aggregazione in città, seppur in un’ottica di breve periodo.

I centri civici, in passato circoscrizioni, sono delle strutture decentrate del Comune dove vengono erogati servizi di natura amministrativa, è possibile ritrovarsi per associazioni, gruppi politici e movimenti sindacali e, inoltre, organizzare delle Assemblee di Zona per discutere problemi dei cittadini, un surrogato di quello che una volta erano i consigli di circoscrizione. Il loro utilizzo è normato da un regolamento comunale del 2015, ai tempi della giunta Lucini, che ha stabilito la destinazione degli spazi e i loro criteri di assegnazione. Se da un lato si disponeva di concedere gli spazi dietro pagamento di una tariffa calcolata in base a capienza, durata di occupazione e spese vive di gestione (pulizia, riscaldamento, elettricità, etc.), dall’altra si stabiliva anche per una concessione annuale a rotazione, da un minimo di dodici volte a un massimo di cinquantadue, la gratuità per movimenti politici e sindacali, attività istituzionali e associazioni che ne avessero diritto, tendenzialmente per motivi economici, salvo il pagamento delle sole spese vive di gestione. Il pagamento delle spese era inteso in modo forfettario, cioè fisso. Fino all’anno scorso, e questo si può verificare consultando il bando di assegnazione dei centri del 2022 sul sito del Comune, gli spazi sono stati quindi concessi a movimenti politici e sindacali e associazioni con meno di 2.000 euro di bilancio a una cifra simbolica di 25,88 euro all’anno. Nulla di più, nulla di meno. Nel caso di utilizzo continuato da parte di associazioni con più di 2.000 euro di bilancio, o anche di affitto saltuario, era previsto invece il pagamento di tariffe di affitto diversificate a seconda dei locali richiesti, fissate ancora oggi da una deliberazione della giunta Landriscina, la 497 del 2018. Il bando di quest’anno, invece, e arriviamo così al nodo della questione, ha visto un radicale cambiamento per i soggetti che sono tenuti a pagare solo le spese di gestione: non più i circa 26 euro annuali, ma una serie di tariffe calibrate per ogni locale di ogni singolo centro che vanno da un minimo di 15 euro a un massimo di 60 e su base non più annuale ma mensile. Risultato: un aumento dei costi quantificabile in percentuale nell’ordine di alcune centinaia.

“Non vogliamo porci in maniera polemica, cerchiamo un dialogo costruttivo con il Comune” dice Andrea Roncato, presidente dell’associazione di runner di Como MissulTeam.

“Siamo una società giovane, attiva da fine 2021. Il primo anno ci siamo arrangiati, mentre nel 2022, dato che nel frattempo eravamo aumentati, abbiamo cercato una sede. Dato che avevano riaperto i bandi per l’assegnazione dei centri civici, abbiamo deciso di fare richiesta e cominciare a usare il salone di via Collegio dei Dottori” continua Andrea.

Lo scorso anno MissulTeam, che ha un bilancio inferiore ai 2000 euro, ha pagato per l’utilizzo del centro civico la cifra simbolica di 25,88 euro all’anno. Con il nuovo bando sull’utilizzo dei centri, si troverebbe invece a dover pagare 720 euro – un aumento di quasi il 280%, impossibile da sostenere.

L’associazione ha deciso di fare comunque richiesta per l’utilizzo dei luoghi, richiedendo però insieme ad altre sei associazioni un incontro con il sindaco, l’assessora Quagliarini e la dirigente Luciani, firmataria del bando. La speranza è trovare insieme una soluzione che accontenti Comune e associazioni, con l’obiettivo di arrivare a riaprire il bando con nuove condizioni.

La mail in cui viene chiesto questo confronto è del 26 aprile. Ad oggi, per quel che sappiamo, non è arrivata alcuna risposta.

“È un peccato perché a me piaceva l’idea di avere a disposizione un centro civico in città. Non voglio essere retorico, ma noi sentiamo il legame con il territorio. E poi c’è anche una questione logistica, dato che la nostra base rimane Como. A questo punto saremo costretti a rivolgerci ad altri luoghi, come gli oratori, oppure ad andare fuori Como. Restiamo comunque in attesa di una risposta per avere un confronto con l’amministrazione in merito” chiude Andrea.

“La volontà non è quella di sfavorire l’associazionismo, che è un mondo a cui sono molto vicina” dice l’assessora Quagliarini. ”Semplicemente abbiamo dovuto far fronte ad un aumento dei costi e abbiamo dovuto adeguare il rimborso delle spese di gestione di conseguenza. 700 euro all’anno sembrano una cifra spropositata, ma ci sono luoghi privati che costano molto di più e, comunque, per associazioni con qualche decina di soci si tratta giusto di un caffè al mese”. L’assessora sottolinea anche come il numero di associazioni che hanno fatto richiesta per i centri, circa 60, sia in linea con quello dell’anno scorso e aggiunge: ”c’è anche da dire che alle volte finché una cosa è gratuita o quasi non ce ne si prende cura adeguatamente, e ce ne siamo resi conto facendo dei sopralluoghi nelle strutture ”.

Per quanto riguarda la chiusura, invece, sostiene che “dire che abbiamo chiuso i centri non è corretto. Non li abbiamo inseriti nel bando per via del loro scarso utilizzo ma rimane comunque la possibilità di prevedere delle destinazioni diverse. Proprio nel caso di Camnago abbiamo appena emesso una delibera di co-progettazione di concerto con le associazioni che utilizzavano il centro per un utilizzo di almeno 30 ore settimanali per continuare a garantire un’offerta alla cittadinanza”. E per quanto riguarda la richiesta di confronto con le associazioni, assicura che arriverà una risposta quanto prima.

Intanto Bruno Magatti, di Civitas, ha annunciato di voler organizzare una manifestazione per opporsi alla decisione del Comune di aumentare i costi.

Riccardo Soriano
Luca Caldironi