scorri per continuare

Matteo, nelle acque del Tamigi e nello sciabordio delle sue onde, a volte ci rivede il suo Lario. Forse sta pensando a quando, irrequieto, si spinge oltre l’asfalto ad invadere Piazza Cavour a Como, riprendendosi quegli spazi che gli sono stati tolti. «Non so se sia facile o difficile lasciare le proprie radici» racconta, seduto nel suo appartamento londinese che si affaccia sul fiume. «Forse è facile perchè sono molto forti e mi danno la possibilità di stare in giro per il mondo ma di sentirmi sempre a casa quando torno». Matteo Mendolicchio ha infatti deciso andarsene dal Lago in cerca di un futuro, partendo prima verso Monaco, poi alla volta di San Paolo e infine verso Londra, dove vive ora. Come lui se ne sono andati molti altri giovani: quella di Matteo non è certo una storia isolata. Luca Ferrari oggi vive in Norvegia, e guardando ai colori freddi del paesaggio intorno ripensa al verde profondo del Lago di Como che lo ha accompagnato tutti i giorni mentre cresceva a Lezzeno. «Credo sia importante tornare per riportare tutto quello che si è imparato» dice, guardando ad un futuro in cui potrà tornare a rivedere il suo lago. Se il legame con le proprie radici è così forte, cosa ha spinto loro e tanti altri giovani a partire? Cosa manca a questo lago, famoso in tutto il mondo per i suoi paesaggi mozzafiato, per farli rimanere?

Parlando con i giovani laghèè si nota spesso una certa insofferenza alla vita sul lago. È considerata poco adatta alle nuove generazioni, poco attenta alle necessità dei più giovani. Luca Ferrari sostiene che non ci sia sufficiente aiuto da parte delle amministrazioni locali e delle generazioni più anziane. Federica Ali, ventenne di Cernobbio, racconta come il suo Comune sia una realtà attiva dal punto di vista degli eventi, culturali in particolare, ma “poco stimolante per i giovani, più adatta alla generazione dei miei genitori che alla mia”. Non è un lago per giovani, dicono, senza troppi giri di parole.

Nonostante queste considerazioni però, quasi tutti questi ragazzi hanno dimostrato un forte attaccamento alle proprie radici. Molti vedono il loro futuro accademico o professionale lontano da qua, eppure sognano di fare ritorno appena ne avranno la possibilità. Luca Altieri, 22 anni, da quando ha finito le scuole superiori vive sei mesi l’anno a Londra e l’altra metà a Plesio, comune di origine. «Fare ritorno a Plesio inizialmente era difficile. Ho sentito molto il cambiamento tra il vivere in una grande città e in un piccolo paesino, anche per la mentalità degli abitanti. Dopo qualche tempo, però, l’esperienza nella metropoli mi ha portato ad apprezzare dei lati del mio paesino che prima non consideravo positivi».

Un po’ di chiarezza sul tema l’abbiamo cercata attraverso un questionario sottoposto a più di cento giovani laghéé di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Si tratta di una piccola indagine senza pretese di scientificità, ma i cui risultati offrono spunti di riflessione molto interessanti. Infatti, benchè il 55% degli intervistati pensa di spostarsi dal luogo in cui vive per motivi lavorativi o di studio, l’80% di essi dichiara di voler tornare. Il legame con le proprie origini e con il luogo in cui si è nati è dunque molto forte, ma al tempo stesso emerge un problema di mancanza di opportunità: il 54% degli intervistati sostiene che non ci siano prospettive per loro nel luogo in cui vivono e l’82% che le istituzioni non si occupino a sufficienza delle problematiche giovanili.

Una fotografia più precisa ed oggettiva della situazione la possono dare i dati demografici raccolti nel sito DemoIstat. Abbiamo preso in considerazione dieci Comuni del ramo comasco diversi rispetto alla posizione, al numero di abitanti e alle caratteristiche economiche e sociali: Argegno, Bellagio, Blevio, Cernobbio, Domaso, Dongo, Lezzeno, Menaggio, Nesso, Tremezzina. Confrontando i dati annuali dal 2002 al 2020, si notano linee di tendenza simili per quanto riguarda i mutamenti della popolazione residente negli ultimi vent’anni.
A prima vista i numeri non sembrano mostrare grandi variazioni demografiche: nella maggior parte dei Comuni la popolazione è rimasta pressoché invariata, al massimo si registra una lieve flessione. L’immagine cambia completamente se si consultano i dati disaggregati per fascia d’età. La popolazione giovanile compresa tra i 18 e i 35 anni è diminuita di una percentuale compresa tra il 20 e il 30% in otto dei dieci comuni presi in considerazione. Il caso più rilevante è quello del comune di Nesso, che a fronte di una diminuzione della popolazione totale del 7% circa, vede una perdita del 40% della popolazione giovane. A Bellagio la diminuzione è minore, intorno al 15%, ma questo a fronte di un aumento complessivo del 25% della popolazione totale.

Confrontando questi dati con quelli relativi alla città di Como, la differenza è molto evidente: nel capoluogo a fronte di un aumento del 9% della popolazione totale, abbiamo una diminuzione del 7% della popolazione giovane. Una flessione sicuramente inferiore, per quanto il trend si faccia vedere anche qua.
È chiaro però che la realtà di una città capoluogo di provincia è ben diversa da quella di comuni molto più piccoli, che rimangono sforniti di servizi e spesso anche più isolati. Cosa succede quindi se si confrontano i dati di questi comuni con quelli di altri della bassa comasca e del triangolo lariano con una popolazione simile? Prendiamo cinque comuni campione, di grandezza e posizione diversa: Albavilla, Bizzarone, Castelnuovo Bozzente, Cirimido, Limido Comasco. Anche qui troviamo una diminuzione della popolazione tra i 18 e i 35 anni sicuramente maggiore di quella di Como, ma che non supera mai i 20 punti percentuali. La fuga c’è, ma non così sostenuta come nei paesi del Lago.

Come anticipato, però, questa diminuzione della popolazione giovane è controbilanciata da altri fenomeni demografici. Guardando ancora ai dati Istat relativi al periodo 2002-2020, si può notare come negli ultimi vent’anni, in tutti i comuni presi in esame con la sola eccezione di Nesso, la popolazione straniera residente è aumentata e gli iscritti ai registri del comune provenienti dall’estero sono cresciuti dal 5% fino ad un massimo del 30% - registrato nel Comune di Tremezzina. In molti casi si tratta di turisti internazionali, che dopo una vacanza sul Lario rimangono tanto incantati da decidere di cambiare vita e trasferirsi a vivere qui i loro anni in pensione. In altri si tratta invece di giovani in cerca di un futuro migliore. Volti come quello di Ousman Camara, ventiduenne gambiano arrivato a Como nel 2017, diventano sempre meno un’eccezione. «Sono venuto qui per studiare, per trovare lavoro e anche per cambiare vita» racconta tra le vie acciottolate del centro di Como. Dopo aver attraversato Senegal, Mali, Burkina Faso e Niger, è arrivato in Libia, dove è rimasto sei mesi. «La vita in Libia è dura… Ma adesso sono qui in Italia e la vita migliora ogni giorno. Tutto quello che mi serve l’ho trovato qui a Como».

A fronte di giovani che arrivano sono tanti, decisamente di più, quelli che partono. La diminuzione della fascia giovanile continua e non basta questo tipo di immigrazione a fermare l’emorragia di forze giovani dai territori del Lago. I dati Istat evidenziano un costante aumento alla voce “cancellati per l’estero” (cioè tutti coloro che non sono più iscritti al registro dei residenti poichè trasferiti in un altro paese) in tutti i paesi presi in considerazione. È un dato che corrisponde alla tendenza nazionale. Anche sul Lago di Como possiamo allora parlare di “fuga dei cervelli”.

Di questo flusso di giovani italiani che si trasferiscono all’estero fa parte Matteo Mendolicchio (collegamento al video delle storie), ventinovenne comasco, che da tre anni ha lasciato il nostro Paese. «L’ho fatto per esigenze lavorative ma un po’ anche per scelta di vita - dice. - All’estero ho trovato un ambiente dinamico, in cui viene dato spazio alle idee dei giovani non soltanto dal punto di vista lavorativo, ma anche nel modo in cui la città affronta le necessità della nostra generazione». «Una cosa che ho sempre trovato assurda a Como è come le iniziative e gli spazi dedicati o creati da noi giovani siano sempre ridotti per dare spazio ad altre cose per i molto più piccoli o i molto più grandi».

«Como è la città perfetta per nascere, crescere, andarsene e poi tornare quando si è vecchi» dice schietto Matteo Montini. Matteo è un giovane comasco molto attivo nell’organizzazione di eventi culturali. «La croce di Como è proprio il suo essere bella. Una volta che c’è la bellezza dovuta alla morfologia del territorio, sul valore aggiunto culturale si può anche investire meno». Ma non basta il paesaggio per creare opportunità professionali. Con il venire meno di attività produttive significative non si è stati in grado di investire su una crescita diversa dei territori: mancano delle infrastrutture di trasporto adeguate, un’offerta culturale attiva e attenta alle nuove generazioni, servizi di inserimento nel mondo lavorativo che mettano in contatto i giovani con i settori produttivi, una visione complessiva di sviluppo del territorio che non si limiti a guardare ai numeri dei turisti.

Il Sindaco di Dongo, Giovanni Muolo, ci spiega che dopo gli studi i giovani donghesi si trovano costretti ad andarsene dal comune per trovare lavoro e prospettive. La tendenza si è accentuata in seguito alla chiusura delle acciaierie Falck e alla mancanza di vere alternative lavorative sul territorio. «In ambito amministrativo, lo spopolamento giovanile è sicuramente considerato un problema da parte delle istituzioni locali» spiega Muolo «ma non è facile coinvolgere la popolazione più giovane, per l’incertezza che provano per il proprio futuro e la prospettiva di doversi allontanare dal territorio per trovare lavoro. Il settore del turismo è forse una possibilità di frenare questa fuga e offrire un futuro lavorativo sul territorio. È l’unica possibilità che resta, non ci sono alternative».

Ma non è solo l’ambito lavorativo che spinge i giovani a spostarsi, sono anche le necessità legate allo studio e alla formazione, come racconta Davide Zingales, segretario della Consulta Giovani del Territorio Lariano. «Il territorio non offre una grande scelta per quanto riguarda il percorso universitario o di formazione successivo alle scuole superiori». Effettivamente, la scarsa presenza di trasporti, sommata alla conformazione geografica del territorio, spinge molti giovani ad allontanarsi dai comuni di origine per continuare i propri studi. Per un giovane di Menaggio o di Bellagio, infatti, studiare all’università Insubria di Como significa mettere in conto quasi tre ore di mezzi pubblici ogni giorno tra andata e ritorno. Partendo da Dongo le ore diventano quattro. Per non parlare di Milano: le possibilità formative della metropoli sono quasi inaccessibili per chi vive da Argegno in su, se non trasferendosi verso la città. «Le amministrazioni» dice Davide «confrontandosi con questa realtà hanno deciso di lavorare non tanto sul far rimanere, quanto sul far tornare i ragazzi che si sono spostati a studiare altrove, arricchiti delle esperienze accumulate negli anni di studio. Che si condivida o meno questa visione, va riconosciuto il rischio che queste politiche creino un'unica narrazione e finiscano per presentare la scelta di andarsene come l’unica possibile, lasciando ancora meno spazio di sviluppo a iniziative di giovani e per giovani in questi territori».

Allora, forse, la voglia di cambiare dovrà arrivare direttamente da Luca, Matteo e da tutti i giovani che come loro hanno dimostrato di avere un legame forte con le rive del lago su cui sono nati e cresciuti. Forse dovranno essere loro, una volta tornati, a costruire le possibilità future per i giovani di Como e del lago. Ma è giusto lasciare tutto il peso di questo bisogno di cambiamento solamente sulle spalle delle nuove generazioni? La sfida nel futuro non dovrebbe essere solo far rientrare chi ormai se ne è andato, ma di permettere ai giovani laghèè di scegliere tra restare, partire o tornare, senza che nessuna decisione risulti obbligata.

Prodotto da Matteo Ronchetti.
Scritto da Clara Latorraca con la collaborazione di Matteo Casartelli e Viola De Colombi Bosetti; curato con foto, video e infografiche da Maria Colonna e Giuliano Grimoldi
Si ringraziano per la collaborazione Gastone Grasso Terragni e Matteo Mendolicchio di SideFestival, Matteo Montini, Federica Ali, Luca Ferrari, Luca Altieri, Ousman Camara, Davide Zingales della Consulta Giovani del Territorio Lariano, il Sindaco Giovanni Muolo del Comune di Dongo e il nostro mentore Michele Luppi.

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