La periferia non ha spazio
Abbiamo incontrato il gruppo di Supporto Attivo, nato agli inizi della pandemia per aiutare persone in difficoltà. Nonostante il mancato supporto del Comune, il gruppo esiste ancora oggi e continua a rispondere ai bisogni della città.
“Ero da poco uscito dall’ospedale dopo aver fatto il Covid, mi sentivo inutile, ma volevo fare qualcosa per dimostrare a me stesso che non era così. Dopo aver scoperto da Instagram quello che faceva Supporto Attivo, ho deciso di provarci” – racconta Issam Moumen, ragazzo comasco di 22 anni, volontario da ormai due anni in Supporto Attivo.
“Mia mamma aveva cominciato a prendere pacchi alimentari durante il Covid perché in famiglia non stavamo lavorando, una sua amica gli aveva suggerito un gruppo a Sagnino che li portava a casa, solo dopo ho scoperto che era proprio Supporto Attivo”.
Il gruppo di mutuo aiuto nasce nel marzo del 2020, durante la pandemia, come progetto di due giovani trentenni, Mattia Sacchi e Gianluca Pozzoni, per la consegna gratuita di spesa e farmaci nel quartiere di Sagnino. Vista la situazione di emergenza e la forte richiesta, il gruppo si è allargato velocemente e ha cominciato ad espandersi anche sul territorio fino a toccare quartieri come Rebbio e Camerlata.
“Durante l’emergenza ricevevamo tra le venti e trenta chiamate al giorno – racconta Mattia – in totale abbiamo sostenuto in quel periodo circa un centinaio di famiglie con i pacchi alimentari ricavati con gli scarti dei supermercati”.
Il 14 luglio 2020 il gruppo riceve dal Comune di Como la concessione per l’utilizzo dell’ex-circoscrizione 8 di Sagnino come magazzino per i pacchi che raccoglievano e distribuivano. L’attività va avanti fino a luglio 2021 quando l’allora giunta Landriscina decide di non rinnovare la concessione dello spazio.
“Non ci è chiarissimo il perché del mancato rinnovo – afferma Mattia – ci è sembrata una decisione politica, per cui l’Assessora Negretti e il sindaco Landriscina hanno preferito porre fine al progetto, invece che andar a fondo dei problemi ed impegnarsi a co-progettarlo”.
Il Comune non risponde nemmeno di fronte all’appello pubblico del gruppo, che organizza un evento di distribuzione davanti a palazzo Cernezzi, per mostrare quante persone necessitino del suo supporto.
Abbiamo contattato Elena Negretti, al tempo Assessora alla Sicurezza e recentemente tornata a far parte della Consiglio Comunale dopo le dimmissioni della Ministra Alessandra Locatelli, per chiedere spiegazioni, mai date pubblicamente. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta.
Alle richieste di Supporto Attivo risponde invece Arci, che oggi ospita in Via Lissi il gruppo di mutuo aiuto. Un ulteriore magazzino è stato concesso dall’Associazione Asylum di Camerlata.
“Con la fine dei lockdown il numero dei pacchi distribuiti è diminuito, così come quello dei volontari, ma un nucleo stabile resta, questo perché non facciamo solo un servizio di distribuzione” – afferma Gianluca.
“L’idea di fondo – continua – è quella di mettersi a servizio della comunità e creare uno spazio di condivisione e relazione che manca, dove le persone possano aiutarsi vicendevolmente e riconoscersi parte di una comunità in cui scegliere di stare e vivere la propria socialità”. “Quando eravamo piccoli – racconta Mattia – a Sagnino si facevano le feste di quartiere, c’era una comunità viva nonostante fosse in periferia, oggi ha perso molti servizi, spazi di aggregazione e ci sono molte persone sole”.
La dinamica che sta vivendo Sagnino è, in realtà, condivisa da molti altri quartieri e città periferiche. Come molti studiosi hanno evidenziato, tra questi l’antropologo Marc Augé, nel suo libro Non luoghi, nella società odierna la periferia urbana rappresenta il luogo in cui si riscontrano le crepe più importanti del sistema economico. La solitudine, l’individualismo, la mancanza di spazi di aggregazione e relazione sono tra le caratteristiche che distinguono la periferia dal centro, un binomio applicato non solo a livello spaziale, ma anche economico e sociale. A questo proposito, l’Istat con il suo rapporto “Il mercato del lavoro 2020”, mostra come le categorie più colpite dalla pandemia, a livello occupazionale, siano state proprio quelle più “periferiche”, che a livello economico e sociale vengono scartate più facilmente. Stiamo parlando dei giovani, delle donne e delle persone straniere.
Non a caso proprio giovani, donne e persone straniere sono tra i principali membri della rete di Supporto Attivo, sono coloro in cerca di spazio a livello economico e sociale, ma anche coloro a cui più manca e serve uno spazio di relazione, aggregazione e condivisione.
Giuseppa Giglio, per gli amici Pina, durante il Covid ha perso il lavoro e ha cominciato a conoscere e frequentare Supporto Attivo nel settembre del 2020.
“Dato che ero senza lavoro ricevere il pacco mi aiutava ad arrivare alla fine del mese, ma quello che mi fa tutt’ora rimanere nel gruppo è che gli altri volontari non mi hanno mai fatta sentire da meno. Quando ci si trova in una situazione di bisogno si prova vergogna, ma i volontari mi hanno subito coinvolta nella distribuzione degli alimenti anche ad altre persone e questo mi è piaciuto moltissimo perchè capivo bene quali erano i bisogni delle famiglie che si trovano nella mia stessa situazione”.
Oggi Pina continua a dare una mano, ogni martedì e venerdì, ai volontari di Supporto Attivo. “Se dovessi trovare un lavoro che non mi permettesse di andare ad aiutare, mi spiacerebbe”- afferma. “Il momento più bello è dopo il turno, quando ci troviamo tutti insieme, chi fa i pacchi e chi li riceve, per fare due chiacchiere. Supporto Attivo è parlare e dialogare con le persone, è aiutarsi a vicenda e scambiare punti di vista con persone che la pensano anche in modo diverso”.
Anche Issam è dello stesso avviso: “Quando i volontari si riuniscono davanti ad un caffè o una torta, vivo un momento di socialità e questo serve soprattutto alle famiglie che vengono a prendere il pacco. Tutti in quello spazio sono uguali. Lì si fa comunità e devo ammettere che mi è servito molto, essendo un tipo introverso, per imparare a socializzare e trovare nuove amicizie”.
La necessità di uno spazio sociale, interculturale e intergenerazionale, come quello creato da Supporto Attivo in un magazzino, è imperante. Ancora una volta, come spesso abbiamo visto a Como, alle mancate risposte delle amministrazioni rispondono i singoli e le organizzazioni della società civile a muoversi per trovare risposta ai bisogni sociali.
“Nonostante le difficoltà rispetto ad avere uno spazio, continuiamo con le nostre attività che si sono spinte anche al sostegno dei cittadini di Blevio durante la frana” – racconta Gianluca. “L’obiettivo della nostra azione continuerà ad essere quello di un aiuto solidale, orizzontale, che porta poi a coinvolgere le persone per riflettere insieme sui problemi strutturali della nostra società”- conclude
Articolo di Giulia Tringali e Daniele Molteni
Foto di Davide Cavallini
Editor Tommaso Siviero