FUNERAL PARTY

Il dj-set per una città che muore

A misura di chi sono costruite le nostre città? Noi di Fuorifuoco ce lo siamo chiestə spesso ultimamente, soprattutto in seguito a quanto accaduto durante Fuorifest, il nostro primo festival. Nella serie di articoli “Como, una città senza fiori” abbiamo ripercorso la storia degli spazi di aggregazione a Como: tra resistenze e chiusure, si fa sempre più fatica a trovare spazi liberi e accessibili a tuttə. Dopo aver preso consapevolezza di questo, la domanda che rimane irrisolta è: perchè? Perchè la socialità viene spinta verso ambienti sempre più esclusivi? Perchè stiamo perdendo di vista l’identità collettiva? Perchè è così complicato stare insieme solo per il gusto di farlo?

Cosmo, cantautore, dj e produttore discografico italiano, ne parla nell’album “La terza estate dell’amore”.

“La terza estate dell’amore è un’invocazione, più che una realtà. È una possibilità, ma anche una necessità. Un qualcosa che deve accadere e che prima o poi succederà”.

Così, l’artista apre il manifesto politico che compare a sorpresa in parchi pubblici, case abbandonate, centri sociali e luoghi di aggregazione culturale in contemporanea all’uscita dell’album. Il 12 maggio 2021, questi spazi, diventati scenari di desolazione e “piazze del silenzio” durante il periodo della pandemia, vengono risvegliati da una musica diffusa proveniente da diversi impianti audio. In rotazione, i brani dell’album inedito “La terza estate dell’amore”, che verrà successivamente pubblicato il 21 maggio.

In quel periodo l’emergenza pandemica, in Italia, stava giungendo al termine e con sé portava via gli ultimi rimasugli di una vita sociale frantumata sotto i colpi di restrizioni e lockdown, che hanno messo tuttə al sicuro, rendendoci al contempo più soli.

La pandemia ha esasperato il concetto di individualismoafferma il cantautore durante un’intervista. Nel momento in cui l’individualità e l’isolamento vengono imposti, ci si rende conto di quanto si abbia bisogno degli altri e della comunità. Oggi la necessità di socialità e amore collettivo si fa sempre più forte”.

“La terza estate dell’amore”, in questo senso, vuole essere un inno all’aggregazione, alla festa, al ballo, alla libertà di espressione e di movimento. All’interno dell’album viene snocciolata una riflessione approfondita sul senso di comunità e di socialità. Al contempo, l’artista propone una forte critica al modello economico capitalista, permeato nelle vite di tuttə noi ed entro cui ognuno cerca la propria realizzazione personale, in un’incessante corsa contro gli altri e contro sé stessi. Riflettendo su questo modello che pare promuovere valori prettamente funzionali a una sfrenata crescita economica, Cosmo ne evidenzia le problematicità e le contraddizioni: si interroga e ci interroga sul tema della sostenibilità, sottolineando come le forze disgregative tipiche del sistema capitalistico siano alla base dello scollamento delle comunità e dell’ingiustizia sociale.

Ormai è chiaro: stiamo camminando sulle rovine di un sistema di valori che ha fallito e che deve essere spazzato via: quello dell’individualismo, della competizione, della crescita illimitata e del conflittoscrive il cantautore nel manifesto . “Ingiustizie, disuguaglianze, repressione e disastro ecologico sono i frutti di quel sistema”.

Anche Joseph Schumpeter, economista austriaco del XX secolo, parlava di questa realtà in termini di distruzione creativa: un processo evolutivo tipico del modello capitalista. Attraverso un procedimento di mutazione industriale, questo fenomeno prevedeva lo smantellamento delle comunità tradizionali, proponendone forme alternative, che fossero esclusivamente funzionali all’accumulo di nuova ricchezza.

La crescita economica sembra quindi essere diventata il denominatore comune di qualsiasi esperienza, sia essa anche umana e sociale. In quest’ottica si limita la festa come momento di aggregazione spontanea e parallelamente viene sponsorizzato il divertimento, volto a soddisfare bisogni individuali attraverso l’acquisto di prodotti commerciali. La festa, al contrario, intesa come evento gratuito e comunitario, sembra non piegarsi così facilmente alle logiche di mercato: in quanto bene relazionale, di gratuità e scambio reciproco può essere vissuta come un’esperienza fine a sé stessa. In senso antropologico, “la festa è un comportamento o un’attività sociale, sacra o profana, ma sempre rituale, ossia rispondente a norme tradizionali e connessa a tempi ciclici o episodici” (Treccani): l’essere umano ha bisogno di spazi in cui ritrovarsi, in cui fare festa e in cui poter riscoprire sé stesso attraverso la relazione con gli altri e le altre, coltivando il senso di comunità e prossimità.

“Benvenuti allo zoo / Dimenticatevi il decoro / Dimenticatevi il lavoro / Qui non si produce niente / Qui non serviamo /A niente di niente”

La verità – Cosmo

Festeggiare è incontrarsi, è riappropriarsi del proprio tempo, svolgendo attività che non siano produttive né necessariamente funzionali all’arricchimento personale. Fare festa non è funzionale, non è efficiente, non è utile, non è produttivo, non è meritocratico e non è nemmeno un mezzo attraverso cui poter ostentare la propria posizione sociale: insomma, non serve a niente. In questi termini, il cantautore parla di aggregazione sociale come resistenza ed esercizio di libertà nel brano “La verità”, un’appendice dell’album “La Terza Estate Dell’Amore”.

“La verità è che stiamo bene / E che ci piace stare insieme / Così”
La verità – Cosmo

“La terza estate dell’amore è il manifesto di qualcosa che ancora non ha un nome.
Un corpo pulsante e desiderante che spruzza il suo sudore sull’etica del lavoro.
Un corpo erotico sbattuto in faccia al gelo di morte del capitalismo e della burocrazia, un ballo sulla carcassa di una società incapace di godere e di organizzarsi per essere felice.
Una società che preferisce riempirsi di regole, leggi e divieti con lo scopo di individuare sempre un responsabile penale e parallelamente “mettersi in sicurezza”.
Una società che mette il profitto davanti al coraggio e alla libertà e che ci vuole sempre più inoffensivi”.

Nel libro “The Overworked American: The Unexpected Decline of Leisure”, l’economista e sociologa statunitense Juliet Schor, analizza come il tempo libero del cittadino americano medio sia diminuito esponenzialmente dagli anni ‘60 in avanti. Questo ha portato ad un aumento della produttività e del benessere economico, ma non ha contribuito al generale miglioramento nel livello di felicità e benessere del lavoratore o della lavoratrice. La correlazione tra benessere e consumo, come anche quella tra benessere e lavoro, si svela quindi essere basata su un sostanziale paradosso sull’etica del lavoro. Se vuoi approfondire il tema ne parlano bene Priscilla De Pace ed Edoardo Vitale nel podcast “Il lavoro non ti ama”, del magazine online SiamoMine.

La terza estate dell’amore è una pernacchia in faccia a chi nega l’essenzialità della festa e dello spirito di comunità. Non ce ne facciamo niente delle città cadavere, luoghi di morte dell’anima e del corpo. Le vogliamo cambiare. Vada a farsi fottere il pil, si fotta la Borsa”, continua Cosmo nel suo manifesto. In questo senso, l’ecologia della città è una testimonianza chiara del valore che si attribuisce agli spazi di aggregazione e di socialità. Le nuove politiche sembrano muoversi verso una privatizzazione del divertimento, ostacolando la formazione di luoghi e momenti di aggregazione spontanea e limitando i corpi nella loro libertà di muoversi, agire, determinarsi e identificarsi. Stiamo assistendo a una gentrificazione della socialità, che – sotto i nostri occhi – sta spingendo la comunità a migrare in spazi sempre più esclusivi ed escludenti. Ma dove si coltiva la società? Tra gli scaffali dei negozi o nelle piazze, nelle strade, nei luoghi di aggregazione? Forse le logiche di mercato si stanno appropriando anche di quella poca autonomia e indipendenza rimastaci: quella relazionale. Questo dove ci porterà? Dove saremo in futuro?

“Oh dio del mare, proteggi questa nave di pazzi / Facci scoprire che abbiamo fatto per duecentomila anni / Cosa siamo stati più di duecentomila anni /Che cosa abbiamo fatto per tutto questo tempo / Come ballavamo, come parlavamo / Come scopavamo, cosa inseguivamo / Cosa guardavamo, ora dove siamo / Dove arriveremo, che cosa vedremo /Come parleremo, cosa inseguiremo”

Vele al vento – Cosmo

Il brano che chiude l’album “La Terza Estate dell’Amore” è NOI, un monito di vicinanza, un appello al ritorno ad un senso di umanità, di prossimità e di genuinità. È un invito a riappropriarsi della propria esistenza e del proprio sentire. Come scriveva anche Henri Lefebvre in “Critique of Everyday Life”, “L’arte di vivere presuppone che l’essere umano veda la propria vita – il suo sviluppo e la sua intensificazione – non come un mezzo verso fine “altro”, ma come un fine in sé. L’arte di vivere implica la fine dell’alienazione – e la volontà di contribuire ad essa”.

“Questo messaggio è dedicato a chiunque si sia visto rubare tutto il tempo migliore della propria vita, a chi crede nell’aggregazione e nello spirito di comunità, a chiunque voglia prendere questa grande macchina e sedersi accanto al pilota per farla rallentare, sostare, ripartire quando è il momento. Verso destinazioni ed esperienze altre.
Verso il futuro”.

Emma Besseghini