CHIAMAMI COL MIO NOME

Durante questo anno scolastico nei licei di Como si è iniziato a parlare di Carriere Alias. Ecco com’è andata.

“Allora, sono ancora in Consiglio (d’Istituto ndr), però è appena finito il punto sulle Carriere Alias con l’approvazione all’unanimità, preceduto comunque da una discussione abbastanza lunga ma costruttiva riguardo semplicemente dei chiarimenti… E niente, sono parecchio shockato e incredibilmente contento.”

La voce incredula che sentite è quella di Lucas Radice, rappresentante de* student* del Liceo Classico e Scientifico Alessandro Volta di Como, primo – e al momento unico – istituto superiore della provincia di Como ad aver introdotto la “Carriera Alias”. Fortemente voluta dalla Lista d’istituto Coinvolta, di cui Lucas è rappresentante, questa decisione si muove nella direzione di una scuola più inclusiva.

Le Carriere Alias sono un dispositivo burocratico a sostegno di student* che stanno affrontando un percorso di transizione di genere o che vivono una condizione di disforia di genere. Lo fanno dando la possibilità di sostituire sui documenti scolastici il nome anagrafico con quelle di elezione – ossia, quello nuovo che ogni persona si sceglie per sè.

Il periodo dell’adolescenza, quando si frequentano le scuole superiori, è il momento della vita in cui iniziano le domande più difficili. Quelle sui valori, sui desideri, sugli affetti: in poche parole, sull’identità: “chi sono io”? È una domanda universale, ma non ha lo stesso peso per ognun*. Trovare risposte è difficile per tutt*, ma può diventarlo ancora di più se le risposte che troviamo sono diverse da quelle de* altr*.

Per esempio, nel caso in cui una persona nasca e cresca in una situazione di incongruenza tra sesso e identità di genere. In questi casi, confrontarsi con la società è più complicato e faticoso, e le Carriere Alias offrono un aiuto per chi può averne bisogno.

Tra identità e burocrazia

La possibilità di ricorrere alla Carriera Alias si inserisce, dal punto di vista legale, nel quadro della rettifica dell’attribuzione del genere (legge 164/1982). Questo dispositivo può essere attivato all’interno di scuole e università in seguito all’approvazione del Consiglio d’Istituto o Accademico. Come già detto, da la possibilità di modificare il nome presente sui documenti e registri scolastici. L’importanza delle Carriere Alias è data dal fatto che il cambio può essere fatto senza il bisogno che siano stati modificati i dati anagrafici, un processo burocratico molto più lungo e complesso.

In Italia la legge 14 aprile 1982, n.164 definisce le norme in materia di rettificazione di attribuzione del sesso, che offre la possibilità alla persona di modificare il proprio nome anagrafico, sostituendolo con un nome di elezione scelto dall* stess*, che sia congruente alla propria identità di genere. La procedura di rettifica di attribuzione del sesso avviene in due fasi: la prima consiste in un percorso giuridico attraverso il quale viene accertato il diritto di ottenere l’attribuzione di un sesso diverso e l’autorizzazione a sottoporsi ad un intervento chirurgico finalizzato alla riassegnazione del genere; la seconda fase si completa con una sentenza che autorizza l’ufficiale di stato civile a procedere alla rettifica dei dati anagrafici. Secondo l’articolo 2 di tale sentenza, il giudice può disporre con ordinanza l’acquisizione di una consulenza medica per accertare le condizioni psico-sessuali dell’interessat*.

Per capire cosa significa per le persone direttamente interessate, abbiamo chiesto a Lux Callari, student* del Liceo Classico e Scientifico Alessandro Volta di Como, oltre che attivista dell’Unione degli Studenti, di raccontarci la sua esperienza di persona non-binary all’interno dell’istituto.

“Riscoprire la mia identità non binaria all’interno della scuola e del sistema scolastico italiano, soprattutto in un liceo classico come il mio, simbolo della Como bene, simbolo della normatività e della performatività è stato di certo un forte atto di ribellione. L’ho vissuto molto come un forte atto di ribellione nei confronti di quello che la vita mi stava imponendo. Se da una parte, dal punto di vista dei miei compagni e del mio corpo docenti non ho avuto problemi dal punto di vista del nome, di facciata (e di sicuro con i miei compagni per quanto riguarda i pronomi non c’è stato alcun problema), vivere ogni giorno con la costante paura di non essere capit*, con la costante certezza che ci sarà qualcuno che mi guarderà nel modo sbagliato, che non tenterà di approcciare una conversazione a riguardo con me, ma invece tenterà semplicemente di allontanare l’argomento o addirittura (uscendo dal mio contesto di classe nel quale mi sono trovat* con parecchia fortuna) vedo e sento quello che le persone pensano di me, il fatto che io faccia questa cosa come se fosse appunto, insomma i soliti stereotipi e i soliti luoghi comuni quindi “fa moda”, “cerca di essere divers*”, quando in realtà si trova questa mia realizzazione in un contesto di pura ricerca del mio essere, la quale, appunto è parecchio ostacolata da quello che è il panorama scolastico sia a livello strutturale, sia a livello didattico, che la scuola stessa mi ha fatto trovare davanti e ci fa trovare davanti”.

Lux ci ha spiegato quanto sia stata importante l’introduzione delle carriere Alias all’interno dell’istituto. Dare la possibilità di accedervi significa supportare attivamente la persona che sta affrontando un percorso così importante, faticoso e doloroso. Soprattutto perché il percorso avviene in un periodo particolare e delicato come quello dell’adolescenza.

Ci sono due livelli di difficoltà intrinsecamente legati tra loro in un percorso come questo. La prima è una resistenza interna, che si incontra quando la persona inizia a porsi domande sulla propria identità. La società e l’ambiente esterno condizionano e influenzano fortemente la visione che abbiamo di noi stess* e rispondere alla domanda “Chi sono io?” diventa un processo di mediazione tra ciò che si vuole e ciò che ci si aspetta dall’esterno. Il rischio legato al proporre modelli di riferimento esclusivamente ciseteronormativi non è quello di isolare e rendere invisibili tutt* coloro che da questi modelli non si sentono rappresentat*. Ci si trova dinanzi ad un bivio: essere invisibile o mentire a sé stess*? La società spesso porta a reprimere le personalità, rendendo difficile una limpida ricerca della propria unicità per “salvaguardare” la morale comune e i valori tradizionalmente accettati.

“Se cerchiamo degli esempi di non- eteronormatività o di soggettività non conformi agli stereotipi di genere e alle identità di genere binarie, non troviamo nessuno che venga effettivamente raccontato all’interno del nostro sistema scolastico, non troviamo una scuola che si apra alle soggettività non conformi, non troviamo una scuola che si interfaccia in modo positivo con la diversità. Troviamo invece una scuola fortemente repressiva purtroppo e dove non è repressiva è semplicemente non curante e indifferente. Questa è stata un’ulteriore spinta indietro che ho vissuto da parte del sistema scolastico stesso, quello che è certo è che,invece, questa forte ostracizzazione della mia identità all’interno del sistema mi ha portat* a dovermi esplorare all’interno sempre di più, così da poter raggiungere la mia pura essenza e comprenderla maggiormente: poter parlare con me stess* con maggior profondità, senza nessun disturbo da parte di tutto ciò che è fuori da me. Questo di sicuro è stato utile, da una parte per non rimanere surclassat* dalla negatività intorno a me e imposta dal sistema, dall’altra è stata invece molto utile a me come persona per comprendermi nel migliore dei modi”.

La seconda resistenza con cui si ha a che fare nel percorso di scoperta di sé stess* è l’esterno. Gli altri, le altre. Non è sufficiente accettare e acquisire una nuova consapevolezza di sé stess*, ma è necessario farsi riconoscere da altre persone per quello che si è. La scoperta della propria identità non è un’esperienza asettica e impermeabile alla società. Con quest’ultima, volenti o nolenti, ci si deve sempre confrontare. L’ambiente scolastico è emblematico in quanto esempio di socialità, nel quale chi studia affronta un percorso formativo della propria persona, volto alla propria realizzazione lavorativa e soprattutto sociale. Proprio per questo motivo, le mobilitazioni studentesche che spesso vengono sminuite a semplici euforie adolescenziali, sono in realtà indice e portavoce di una società che cambia e si evolve, ponendo l’attenzione su temi e criticità nuove.

Le carriere Alias al Volta

Il Liceo Classico e Scientifico Alessandro Volta di Como è il primo sul territorio comasco ad aver introdotto le Carriere Alias. Il percorso che ha portato all’introduzione è stato lungo e complesso, ma a detta di student* e insegnant*, affrontato con impegno da entrambe le parti. Lucas Radice, rappresentante de* student* che ha portato la proposta di introduzione in Consiglio d’Istituto, ci ha raccontato come è stato vissuto il percorso all’interno dell’ ambiente scolastico.

“Al Volta il preside non si è espresso apertamente né a favore né contro il tema ma di sicuro ci ha aiutat* a navigare per il percorso lungo che devono fare le carriere alias prima dell'approvazione e quindi nonostante non si sia esposto, ci sta aiutando per far sì che vengano approvate. per quanto riguarda i professori, quelli con cui ho parlato si sono espressi in maniera positiva".
“La maggioranza de*l* student* è sicuramente favorevole all’introduzione delle carriere alias anche perchè erano un punto della lista con cui mi sono candidato alla rappresentanza e la lista ha ottenuto la maggioranza dei voti. (...) Ci sono state comunque delle voci che hanno espresso dissenso ma secondo me dovuto al fatto che persone che non conoscono, che non sono vicine al tema fanno fatica a capirlo a pieno e a capire l’importanza di proposte del genere. Il mio compito oltre che presentare il progetto e anche cercare di informare e consapevolizzare student* per fare in modo che tutt* capiscano l’importanza di questi progetti”.

L’introduzione delle Carriere Alias è un passo molto importante per la comunità tutta, in quanto attraverso di esse si inizia a dedicare spazio a persone che fino ad ora non ne hanno avuto o ne hanno avuto molto poco. Pur non essendo una soluzione al problema delle discriminazioni vissute quotidianamente da chi non si riconosce nei modelli ciseteronormativi, è uno step fondamentale per costruire una narrazione più olistica della società e più comprendente di tutte le sfumature che la compongono. Guardando al mondo della scuola, rappresenta una tutela maggiore e un impegno attivo nel sostegno di chi affronta un percorso di scoperta della propria identità.

“Ritornando sull’argomento, di sicuro le carriere Alias sono molto simboliche, danno una speranza a queste persone che pensano che a nessuno interessi di loro, che effettivamente qualcosa stia cambiando. Danno la possibilità di effettivamente credere nel cambiamento, di credere che in qualche modo una soluzione esista e questo, per me, è semplicemente una vittoria. Per quanto riguarda la carriera Alias in sé, di sicuro, per via della falla burocratica che porta le persone non disponenti di diagnosi di incongruenze di genere, non possiamo definirla davvero completa al 100% perchè fare ciò significherebbe rendere l’identità trans meramente relegate alla loro accezione medica e diagnostica e questo esclude le persone che per vari motivi non hanno la possibilità di ottenere questa diagnosi, così come tutte le persone che pur identificandosi come trans, non ne hanno il bisogno, in quanto dove l’incongruenza di genere non colpisce il loro corpo, la pressione del binarismo di genere colpisce altro, come la mente e il sociale. Tutta questa parte di comunità trans viene purtroppo esclusa e questo di sicuro, però, non preclude l’importanza di un passo del genere. Di sicuro è un primo passo molto importante, ma che indica una necessaria lotta perpetua al fine di arrivare a un punto nel quale non sarà neanche necessario farlo, fino a un punto nel quale nelle nostre scuole potremo vedere tutt* vivere con serenità la propria identità ed esplorare quest’ultima al fine di comprendersi meglio e di comprendere meglio il loro ruolo nel mondo”.

Al momento il Liceo Alessandro Volta non è solo è la prima, ma anche l’unica scuola della provincia di Como ad aver approvato tramite il Consiglio d’Istituto l’introduzione del dispositivo Carriera Alias.

La proposta è stata portata avanti dalla Lista Coinvolta, lista di cui è stato eletto rappresentante d’istituto Lucas Radice. “La Lista Coinvolta non è una lista normale” racconta Lucas “è una lista aperta. Sostanzialmente è un modo per rendere la rappresentanza studentesca più partecipata e coinvolgere *l* student* in prima persona”. Il ruolo della lista non è quindi finito al momento delle elezioni: chi è stat* elett* come rappresentante, infatti, continua ad interfacciarsi con il corpo studentesco tramite gruppi di lavoro che contribuiscono a raccogliere più facilmente le istanze comuni per portarle in Consiglio.

È così che Coinvolta ha portato in Consiglio d’Istituto il tema della Carriera Alias, tramite un procedimento burocratico piuttosto lungo, come ci spiega Lucas:

"Prima dell’approvazione da parte del Consiglio d’Istituto, le carriere alias devono partire passando per la commissione statuti e regolamenti che ha il compito di revisionare il regolamento presentato dai rappresentanti d’istituto e nel caso fosse necessario proporre modifiche. in seguito va presentato in collegio docenti, perché nel caso venissero approvate necessiterebbero della collaborazione di tutto il corpo docenti e la sensibilizzazione di docenti che ne abbiano bisogno, che non sono abituati a trattare di queste tematiche. E infine vengono proposte in consiglio d’istituto, dove a seguito di una discussione si dovrà votare e in casi di un voto positivo potranno essere subito disponibili per *l* student* che ne faranno richiesta".

Il Consiglio d’Istituto del Liceo Alessandro Volta ha approvato la proposta 2 febbraio 2022.

Il Dirigente Scolastico del liceo Angelo Valtorta ci ha spiegato l’iter amministrativo che la scuola ha seguito per arrivare alla stesura del regolamento (che trovate qui) e le difficoltà riscontrate:

C’è da fare una precisazione: non c’è un norma vigente sulle carriere alias nella scuola, c’è una legge di riferimento sulle persone che sono in fase di transizione di genere. Questo ovviamente rende le cose un po’ più complicate perché dal punto di vista del diritto amministrativo, in generale c’è un buco e quindi bisognava conciliare quella che era una norma generale, non scritta per le scuole, con quella che è la norma nel diritto amministrativo sulla carriera scolastica degli studenti in generale, che è ancora la legge molto molto datata, da questo punto di vista.

Per superare questa difficoltà il preside ha radunato la commissione statuti e regolamenti dell’istituto che ha preso la normativa generale,cercando di capire che cosa permetteva il diritto amministrativo con la normativa sulle persone in transizione di genere. Si tratta di stilare un regolamento d’istituto che non vada contro una norma generale, perché qualsiasi regolamento d’istituto non può superare una norma generale per una questione di gerarchia. “Abbiamo studiato un po’ la cosa, ci siamo riuniti, abbiamo messo una bozza di regolamento, dopodichè io ho chiamato i rappresentanti degli studenti, l’ho condivisa con loro e alla fine ho convocato un collegio docenti”.

La normativa adottata al Volta richiede che siano direttamente l* interessat* o, se minorenni, i genitori a fare domanda per accedere. Si è anche scelto di aprire questa possibilità esclusivamente a student* che hanno intrapreso ufficialmente un percorso di transizione di genere, certificato da un percorso psicologico. Spiega così la scelta Valtorta:

Io le confesso che in materia ero totalmente ignorante, per cui ho voluto documentarmi anche che cosa comporta a livello psicologico una cosa di questo genere e che cosa comporta anche a livello medico. Quindi ho chiesto a degli amici medici che si occupano anche di queste cose e mi hanno detto che è un percorso molto molto pesante, sia da un punto di vista medico, ma anche da un punto di vista psicologico. Per cui, è un percorso molto serio e spesso c’è una sofferenza nel prima e nel mentre del percorso molto importante. (…)

 

Proprio per rispetto di chi intraprende questo percorso abbiamo deciso che la posizione di carriera alias sarà aperta solo a quelli che hanno effettivamente intrapreso un percorso e quindi ci sia una documentazione medica che perviene alla scuola e che attesti questa cosa, perchè altrimenti, ripeto, aprirla a chiunque la chiedesse non sarebbe sembrato rispettoso nei confronti di chi invece ha “il coraggio” di intraprendere un percorso così difficile, per rispetto del loro percorso anche di sofferenza.

 

Una volta approvata la richiesta di accedere alla Carriera Alias, il nominativo che comparirà sul registro di classe sarà il nome d’elezione: in classe i docenti avranno il nome scelto dalla persona interessata e a questo nome verranno attribuite le valutazioni, le relazioni,… Tuttavia, da un punto di vista del diritto amministrativo, sugli atti veri e propri rimane il nome anagrafico fintanto che il percorso di transizione non è terminato, perchè questo è ciò che prevede la legge: soltanto entro una sentenza del tribunale amministrativo (TAR), che sancisce il cambio effettivo di nome, quest’ultimo può essere utilizzato sui documenti ufficiali, anche all’interno della scuola. Qualora questo percorso non dovesse concludersi entro i cinque anni della scuola superiore, sul diploma comparirà il nome di battesimo. “Non possiamo fare diversamente” ci ha spiegato il preside “perchè altrimenti il diploma non avrebbe validità legale. Questo purtroppo è una cosa che non dipende da noi.” Dice così infatti la legge nazionale, che permette di inserire il nome d’elezione sul diploma solo nel caso in cui sia già intervenuta la sentenza del TAR che permette il cambio dei documenti.

Dopo la discussione nel collegio docenti, che Valtorta definisce interessante e sempre rispettosa anche da parte de* docenti che hanno sollevato perplessità, la mozione è stata votata ottenendo il favore di una larga maggioranza. La vera e propria delibera è arrivata poi dal Consiglio d’Istituto, dove la votazione è stata favorevole all’unanimità. Il regolamento è stato quindi inglobato nel PTOF 2022-2025, il piano dell’offerta triennale formativa.

Ma il Liceo Alessandro Volta non è l’unico istituto in cui qualcosa si muove su questo fronte. Anche in altre scuole del territorio si cerca di portare avanti delle proposte simili, grazie al sostegno della rete dell’Unione degli Studenti di Como.

Qualcosa si muove a Como

Grazie a UDS si è creato un vero e proprio movimento locale che riunisce rappresentanti di istituto e student* di diverse scuole del territorio comasco e grazie al quale avviene un continuo scambio di idee e progetti. Questa rete ha avuto e sta avendo un ruolo chiave nel progetto per l’attivazione della Carriera Alias nelle diverse scuole. “Il gruppo è in costante crescita” ci racconta Lucas “e il suo scopo è quello di favorire comunicazione e aiuto reciproco tra i rappresentanti di diverse scuole.”

Lux Callari fa attivamente parte di UDS ed è referente per quanto riguarda le tematiche legate all’inclusione, alla comunità LGBTQIA+ e al transfemminismo. Ci ha spiegato così qual è l’obiettivo principale di UDS:

"Noi tentiamo di includere all’interno della nostra politica, delle nostre assemblee e delle nostre sintesi, più studentu possibili, così da ottenere appunto una visione di quella che è la scuola e la società dal basso, secondo i dettami del transfemminismo, dell’ambientalismo, dell’antifascismo, dell’anticapitalismo. Al fine di costruire una società effettivamente su misura per le persone e non necessariamente per la classe dominante partendo proprio dalla scuola".

Se l’introduzione delle Carriere Alias al Liceo Volta è sicuramente una vittoria, UDS lo vede più come un punto di partenza per costruire un ambiente più sicuro e accogliente. Con la speranza di arrivare anche ad altri istituti. Si tratta di obiettivi particolarmente importanti in un territorio come quello della Provincia di Como, in cui sono del tutto assenti servizi dedicati alle persone trans, come riportato dalla mappa di InfoTrans.

L’obiettivo del movimento studentesco è quello di riuscire a portare questi temi anche al di fuori delle mura scolastiche, estendendo e comunicando l’urgenza di questo impegno sociale all’intero territorio comasco. Per fare ciò sono in programma molti progetti volti a sensibilizzare la popolazione su queste tematiche.

“Quando mi chiedi se sono in corso altri progetti che riguardano l’inclusività mi viene un po’ il sorriso in quanto sono sempre attivi, stanno sempre nascendo e stanno sempre continuando nuovi percorsi per l’importanza che noi diamo alla continuità della lotta stessa. Come già accennavo, dove la carriera Alias sopperisce a delle mancanze istituzionali nei confronti delle persone trans, ne lascia molte indietro e questo è un passo che dovremo affrontare nei prossimi mesi. Dove invece all’interno della mia scuola, il liceo Volta, le carriere Alias sono riuscite a passare, le discriminazioni che la comunità queer tutta affronta all’interno della città comasca sono sistemiche e sono sempre maggiori. Proprio per questo motivo anche insieme a Como Pride, organizzazione nata dall’ UDS nel periodo del Pride dell’anno scorso, si è invece staccata e sta lavorando a livello maggiormente ampio, oltre che ai soli confronti dello studentato, rendendosi come alternativa transfemminista all’interno della città nei confronti di tutta la nostra generazione. Proprio per questa lotta perpetua già ci sono attivazioni per quanto all’8 marzo che sia un giorno di lotta e non solo un giorno di mimose e collegandosi a questo anche i percorsi verso il Pride saranno lo stesso. Insomma, non ci fermiamo mai: vogliamo tutto”.

Sono diversi gli istituti in cui UDS sta sostenendo la rappresentanza studentesca per avviare le Carriere Alias. Tra questo il Liceo Teresa Ciceri. Se al Liceo Volta la risposta degli studenti è stata per la maggioranza favorevole, la rappresentante d’istituto Aurora Carugati ci ha raccontato che il giorno in cui è stata condivisa la petizione per l’approvazione della Carriera Alias all’interno dell’istituto, ci sono state critiche e alcuni attacchi a* rappresentant*.

“Sono iniziati a girare i commenti di dissenso…c’erano molte persone che dicevano che era inutile…che non importa a nessuno dei ragazzi trans…e che ci sono problemi più importanti, senza dire quali erano i problemi.”

Qualcosa di muove anche al Liceo Artistico Statale Fausto Melotti di Cantù: a novembre 2021 la nuova rappresentanza ha proposto l’introduzione delle carriere Alias. Da parte dell’organico della scuola molti sono stati i no, con la motivazione che fosse qualcosa di non necessario. Dopo qualche insistenza da parte de* rappresentanti si è riuscito a ottenere il permesso di portare il tema al Consiglio d’istituto.

A inizio aprile il Consiglio dei Docenti ha iniziato ad organizzare un convegno condotto da un relatore esterno per informare il corpo docente sul tema della Carriera Alias. Alessia Consonni, rappresentante d’istituto, lo vede come un segno di apertura molto positivo.

Tuttavia sia al Liceo Fausto Melotti, sia al Liceo Teresa Ciceri l’introduzione della Carriera Alias non è ancora avvenuta.

Sempre dell’Unione degli Studenti fa parte Samuele Martinelli, rappresentante d’Istituto del Liceo Statale Carlo Porta di Erba. Anche all’interno di questo istituto i rappresentanti si sono mobilitati per proporre l’introduzione della Carriera Alias all’inizio dell’anno scolastico 2021/22. Samuele ci racconta che hanno deciso di portare le Carriere Alias all’interno della scuola “perchè siamo sempre stati visti, all’interno del circondario comasco, come una scuola inclusiva. Abbiamo deciso di proporre le Carriere Alias per raggiungere una ancora maggiore inclusività”.

La proposta è stata però bocciata dal Collegio docenti e in seguito dal Consiglio d’Istituto. Abbiamo chiesto a Samuele quali sono state secondo lui le ragioni di questo rifiuto.

"Ehm…secondo me, la principale reazione è stata sempre una paura…questa paura per la novità, per il nuovo. Anche se, per quella piccola parte, penso che l’apparato burocratico che in Italia non vanta certo uno sviluppo molto avanzato posso in parte capirli, però, viste le motivazioni che sono state quelle del…ehm…pressoché becere, perché non ci hanno dato un spiegazione e solamente questa notiziola qua della burocrazia, per poi farci dire che ogni alunno può farsi chiamare per cognome, se ne necessita, penso che sia stata appunto questa paura per una novità che non è stata vista bene…cioè, non è stata vista bene dalla maggior parte del consiglio".

Per approfondire questa scelta del Consiglio d’Istituto dell’istituto erbese, abbiamo contattato via mail la Dirigente Scolastica Dott.ssa Marzia Pontremoli, chiedendo le motivazioni della mancata approvazione.

La DS ci ha assicurato che l’ambiente del Liceo Porta è “aperto ed accogliente, molto inclusivo e rispettoso delle peculiarità di ciascuno” e che le tematiche relative all’identità di genere e orientamento sessuale “vengono affrontate ogni qualvolta se ne ravvisi l’occasione: talvolta sono segnalate dagli studenti, talvolta sono affrontate dai docenti nell’ambito degli argomenti previsti dalla programmazione didattica di alcune materie”.

Tra identità e burocrazia

Ma l’introduzione delle Carriere Alias potrebbe portare dei benefici? Per approfondire il tema abbiamo chiesto un’opinione alla Dott.ssa Francesca Mazzoli. Psicologa appartenente all’équipe multidisciplinare dell’Ambulatorio SOD di Andrologia, Endocrinologia femminile e Incongruenza di Genere presso l’Ospedale di Careggi, Mazzoli si occupa da anni di tematiche legate al percorso di transizione di genere. L’abbiamo contattata grazie all’aiuto di InfoTrans.

In prima battuta, Mazzoli sottolinea quanto sia importante prendere in considerazione i benefici che l’avere accesso alla Carriera Alias potrebbe portare: è proprio la scuola, infatti, a rivestire un ruolo fondamentale nella quotidianità di adolescenti cisgender e transgender.

“È uno step fondamentale per le persone che lo richiedono, per sentirsi a proprio agio in un ambiente, quello scolastico, che per gli adolescenti è uno dei contesti di riferimento. […] A prescindere dalle procedure, è comunque una cosa che ha notevole importanza (…) per far sentire la persona accolta e rispettata, nella sua identità di genere, da compagn* e docenti. Vivere in un ambiente supportivo che rispetta e accoglie, si associa a un maggiore sollievo e benessere psicologico; anche gli studi dicono questo: chi nasce e cresce in un ambiente di questo tipo, gode di una miglior salute psicologica”.

Come ricorda Mazzoli, è estremamente importante che student* trans possano sperimentare un clima di accettazione e accoglienza all’interno dei loro contesti di riferimento, motivo per cui una legittimazione a livello burocratico di un’identità trans è un passo necessario alla creazione di un ambiente con queste caratteristiche. È chiaro però che una norma da sola non basta: va accompagnata da un processo di informazione corretta ed esaustiva.

“Spesso ci sono informazioni influenzate da stereotipi e da pregiudizi” sottolinea Mazzoli “legati anche alla popolazione trans, che possono essere contrastati anche mediante una corretta informazione”. Per questo motivo iniziative di informazione e di sensibilizzazione, promosse dalla scuola stessa, potrebbero configurarsi come un passo ulteriore verso una maggior inclusività. In questo modo il contesto scolastico si potrebbe porre come mediatore tra la realtà di ragazz* trans e quella dei loro genitori, che, grazie all’acquisizione sia di nuove conoscenze, sia di nuovi strumenti, potrebbero accogliere le esigenze de* figl* in un modo più consapevole e supportivo.

Osservando la questione dal punto di vista delle sue ricadute sulla salute mentale, il riconoscimento dell’identità di genere costituisce un importantissimo fattore di protezione nell’insorgere di problematiche gravi negli adolescenti transgender che, rispetto ai loro coetanei cisgender, sono più esposti a problematiche quali ansia, depressione, isolamento sociale e tentativi di suicidio, “ancor di più nel caso in cui siano oggetto di rifiuto, ostilità, bullismo e discriminazione”.

Alla luce di questo, risulta evidente come la scuola, che è la quotidianità per tantissim* ragazz*, non possa ignorare il proprio ruolo nel garantire il benessere di quest* giovani: un contenitore capace di accogliere, supportare e incoraggiare lo sviluppo dell’individualità di ognun* e un raccordo fondamentale col mondo adulto al di fuori delle mura scolastiche. Anzi, la pandemia, con le sue limitazioni alla vita sociale, ha messo in luce quanto il terreno offerto dalla scuola per sperimentare e mettere alla prova la propria identità sia estremamente necessario, poiché esso si lega, indissolubilmente, al più generale contesto del gruppo dei pari. Quest’ultimo, sottolinea Mazzoli, è estremamente importante anche in un’ottica di sostegno: è proprio nel gruppo che si può ritrovare un aiuto fondamentale nella comprensione e nella gestione delle trasformazioni che investono il corpo durante la pubertà, fase spesso descritta come “tragica” da ragazzi e ragazze trans, poiché nel corpo emergono caratteristiche che divergono irrimediabilmente e incontrovertibilmente da quella che è la propria reale identità.

Chi sei?

In una società che ha bisogno di “etichette”, che va sempre più veloce e che non ha tempo per fermarsi, prendersi tempo per rispondere alla questione “Chi sono io?” non è un’opzione contemplabile: la risposta preferibile è quella più immediata, più conforme e, una volta scelta, è l’etichetta che ti designa a vita. Non c’è tempo per le domande.

Tuttavia, il dubbio, se trascurato, scardina la nostra struttura dall’interno e ci sprofonda ancora di più nell’incertezza. Chi, però, ha il coraggio di prendersi del tempo per non scegliere la risposta più facile, incontra delle resistenze a più livelli, anche nei contesti in cui la formazione e la scoperta della propria identità dovrebbero rappresentare una priorità. Nonostante le difficoltà, sembra comunque che, al momento, queste tematiche stiano entrando pian piano nel dibattito pubblico, anche se c’è ancora molta strada da fare.

L’intento di di questo lavoro è proprio quello di invitare le persone a mettere in dubbio le proprie convinzioni, ma soprattutto a porsi in ascolto delle voci che portano esperienze divergenti dalla propria, senza giudicarne la validità, ma allenandosi ad accettarle restando nella complessità.

E tu quanto ti senti liber* di rispondere alla domanda “chi sono”?

 

Emma Besseghini

Clara Latorraca

Giulia Piancone

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